Il genere delle Cupressaceae Cupressus (cipressi in senso ampio) comprende alberi anche di notevoli dimensioni, fino a 50 metri, chioma generalmente affusolata, piramidale molto ramificata, rametti cilindrici con numerosissime foglie.
Dove cresce: Il genere è diffuso in tutte le regioni a clima caldo o temperato-caldo, anche arido, dell´emisfero settentrionale: America settentrionale e centrale, Europa meridionale, Africa settentrionale, Asia dal Vicino Oriente fino alla Cina e al Vietnam. Più di metà delle specie sono originarie del ristretto triangolo formato da California, Arizona e Messico. Esistono cipressi anche nel cuore del deserto del Sahara.
Alcune specie di cipressi hanno avuto successo a scopo ornamentale e sono state piantate nelle regioni a clima caldo o temperato di quasi tutto il mondo.
Biologia: Alberi sempreverdi con foglie ridotte a squame, strettamente addossate le une alle altre o divaricate all´apice, secondo le specie. In alcune specie, le foglie schiacciate rilasciano un caratteristico fetore. Il colore delle foglie è molto scuro nel cipresso diffuso in Italia (Cupressus sempervirens), ma in altre specie è più chiaro e persino verdazzurro.
I fiori, poco appariscenti, sono riuniti in infiorescenze unisessuali.
I frutti, detti "galbuli" (o gazzozzole) sono dei coni legnosi, tondeggianti, divisi in un certo numero di squame che si separano a maturità.
Usi: Foglie e strobilo di Cupressus arizonica: è l´albero tipico dei cimiteri perché le sue radici, come quelle di tutti gli alberi, hanno identica estensione e sviluppo dei rami; quindi, nel caso del cipresso, scendendo a fuso nella terra in profondità invece che svilupparsi in orizzontale (come succede con le querce e qualsiasi albero dalla chioma larga), non crea inconvenienti con le bare.
Avversità:
Simbologia: Il cipresso è il simobolo dell´immortalità. La sua longevità, la sua forma allungata che richiama l´immagine di una fiamma, il suo legno robusto e le fronde sempreverdi, ne hanno fatto un elemento importante nella religiosità di molti popoli anitichi. Era attribuita a questa pianta la capacità di conferire virtù magiche come rendersi invisibili, camminare sulle acque e il solo toccarlo poteva liberare dalle angosce e rendere resistenti alle difficoltà della vita.