La Cicuta

La Cicuta

La Cicuta

 

 

Comunemente nota come cicuta o cicuta maggiore, è originaria dell´Europa ed è passata alla storia quale leggendaria bevanda che sotto forma di infuso il filosofo Socrate fu condannato a bere per darsi la morte. Tuttavia, con tutta probabilità (dati i sintomi descritti nel Fedone di Platone), Socrate utilizzò una mistura di veleni (cicuta da Conium, oppio e datura).

Col nome di Cicuta s´indicano parecchie specie di piante della famiglia delle Ombrellifere. Così cicuta aglina è l´Aethusa cynapium L.; cicuta acquatica è la Cicuta virosa L.; cicuta maggiore è il Conium maculatum L.

 

 

Descrizione

E´ una pianta erbacea con radice carnosa di colore bianco. Presenta un odore sgradevole (simile all´urina di gatto) soprattutto quando viene spezzata. Cresce spontanea nelle campagne italiane, dove preferisce i luoghi ben freschi (ai bordi delle siepi, nei pressi dei rigagnoli...).

Il fusto, che può raggiungere 1-2 metri di altezza, è cavo, glabro, tipicamente arrossato verso il basso e presenta per tutta la lunghezza delle macchie rosso-vino.

Le foglie possono raggiungere i 50 cm di lunghezza e 40 di larghezza, assumono una forma grosso modo triangolare e sono suddivise al loro interno in un gran numero di foglioline a bordi dentati (foglia composta pennatosetta).

I fiori appaiono generalmente al secondo anno di vita e sono portati in infiorescenze ad ombrella di colore bianco. La pianta fiorisce tra aprile ed agosto.


Tossicità

Tutta la pianta è notevolmente velenosa e può portare alla morte. Ciò è dovuto alla presenza di almeno cinque diversi alcaloidi: la coniina, la conidrina, la pseudoconidrina, la metilconicina e la coniceina. La coniina — una neurotossina — è l´alcaloide più attivo ed agisce a livello delle sinapsi neuromuscolari.

La concentrazione dei principi attivi tossici varia in funzione della parte della pianta, in particolare:

frutti verdi: 0,73 - 0,98 %
frutti maturi: 0,50 %
fiori: 0,09 - 0,24 %
foglie: 0,03 - 0,18 %
fusti: 0,01 - 0,08 %
radici: 0,05 %

Si ritiene che la dose mortale per un essere umano sia di qualche grammo di frutti verdi. Nell´uomo l´ingestione della cicuta provoca problemi digestivi, cefalee ed in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare, e infine una paralisi ascendente.

La pianta è tossica sia per il bestiame che per l´uomo, e per questo motivo viene ignorata dagli erbivori. La dose letale per un cavallo è di circa 2 chilogrammi di foglie, mentre poco più di mezzo chilogrammo è sufficiente per una vacca. La dose letale per una pecora si aggira intorno ai 2 etti. I volatili in genere invece ne sono immuni. Il veleno agisce anche indirettamente, cioè può portare ad avvelenamento anche in seguito ad ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
 

Altre informazioni

Con il nome comune di cicuta vengono però comunemente indicate anche altre due specie, ciascuna appartenenti a generi differenti:

  • La cicuta minore (Aethusa cynapium L.), annuale o bienne a seconda delle sottospecie, è detta anche falso prezzemolo. La sua somiglianza con questa pianta aromatica ha portato a fenomeni di avvelenamento per la confusione tra le due.
  • La cicuta acquatica (Cicuta virosa L.) è una pianta perenne, che cresce in prossimità di acquitrini. È la più velenosa delle tre ma in Italia è rara anche per la bonifica delle zone paludose in cui cresce.
     

 

 

La cicuta e socrate: l´iniezione letale e la moratoria

Dopo aver bevuto la cicuta - racconta Platone - Socrate rimproverò i suoi allievi, che non riuscivano a frenare il pianto: «Che stranezza è mai questa, amici? Si dice che sia bene morire fra serene parole di augurio». E serenamente spirò. Così nel «Fedone».

Ma che la cicuta (koneion) desse una morte indolore è tutt’altro che certo. Platone, probabilmente, voleva idealizzare gli ultimi momenti del maestro ma altri resoconti, più realistici, descrivono la morte di chi aveva ingerito il veleno in modo molto diverso: la mente oscurata, la vista deformata, gli occhi che selvaggiamente roteavano, la gola attanagliata, le estremità paralizzate. La cicuta, infatti, non venne introdotta per alleviare le sofferenze dei condannati a morte. Venne introdotta per calcolo politico dai Trenta Tiranni (V secolo a.C.), che per liberarsi senza troppo rumore degli oppositori mandavano loro in carcere una porzione del veleno: per ovvie ragioni, queste esecuzioni dovevano avvenire senza suscitare scalpore. La cicuta, insomma, doveva risolvere un problema politico: esattamente come negli Usa, a distanza di duemilacinquecento anni, l’iniezione letale, introdotta in un momento molto delicato per i sostenitori della pena capitale.

Nel 1972, nel corso di una lunga moratoria, la Corte Suprema aveva dichiarato l’incostituzionalità di questa pena, perché nei modi e nelle le forme in cui era applicata era contraria all’ Ottavo Emendamento, che proibisce pene «crudeli e inusuali». Ma nel 1976 la Corte, i cui componenti erano cambiati, mutò opinione. Senonché nel frattempo era cambiato anche l’ atteggiamento dell’opinione pubblica e un forte malessere serpeggiava anche fra i sostenitori della pena. Per evitare che la reintroduzione provocasse traumi eccessivi, era necessario trovare altre forme di esecuzione. La fucilazione e l’impiccagione apparivano crudeli e disumane; la camera a gas e la sedia elettrica provocavano lunghe agonie: inoltre, la camera a gas era stata usata dai nazisti. Una morte «medicalizzata», con aghi e siringhe, era una concessione a sentimenti di umana solidarietà che avrebbe contribuito a dare della pena un’immagine più accettabile. E così è stato, fino a quando la verità è andata facendosi strada.

Nel 2005, un articolo sulla rivista medica The Lancet spiegava che le iniezioni che inducono prima la paralisi e quindi l’ arresto cardiaco devono essere precedute dalla somministrazione di un anestetico, senza il quale il condannato, in preda a fortissimi spasmi muscolari, si sente soffocare e ha, letteralmente, la sensazione di venire bruciato vivo. Ma nelle camere della morte l’ anestesia viene praticata senza test clinici, da personale non addestrato, senza controllo medico sui metodi: le iniezioni letali attualmente in uso per gli esseri umani - era la conclusione della ricerca - vengono praticate secondo standard che non raggiungono neppure quelli richiesti per l’ esecuzione degli animali. E purtroppo la conferma della denunzia dei medici venne da esecuzioni successive. Un solo esempio tra i tanti: il 13 dicembre 2006, a Jacksonville, in Florida, il portoricano Angel Nives Diaz ha agonizzato sul lettino per 34 minuti. Così stando le cose, per evitare l’ obiezione che l’ esecuzione fosse contraria all’ Ottavo Emendamento, ai medici venne fatta una richiesta: quella che un anestesista supervedesse all’ esecuzione. Il rifiuto fu netto. Nel Code of Medical Ethic, del 1992, si legge: «Un medico, in quanto esponente di una professione il cui scopo è salvare la vita, quando vi sono speranze di farlo, non dovrebbe partecipare a un’ esecuzione» anche se l’ opinione personale del medico sulla pena capitale rimane una scelta morale individuale. L’ iniezione letale si è ritorta contro coloro che ipocritamente, per calcolo politico, ne hanno sostenuto l’ introduzione. Ora, la parola è alla Suprema Corte. Se la crudeltà della «morte dolce» americana verrà riconosciuta, gli Usa, credo, saranno probabilmente costretti a fare buon viso a cattivo gioco, e applicare la moratoria promossa dall’ Italia approvata all’ Onu. Come altre volte, la Suprema Corte potrebbe scrivere una sentenza veramente storica.] Dopo aver bevuto la cicuta - racconta Platone - Socrate rimproverò i suoi allievi, che non riuscivano a frenare il pianto: «Che stranezza è mai questa, amici? Si dice che sia bene morire fra serene parole di augurio». E serenamente spirò. Così nel «Fedone». Ma che la cicuta (koneion) desse una morte indolore è tutt´ altro che certo. Platone, probabilmente, voleva idealizzare gli ultimi momenti del maestro ma altri resoconti, più realistici, descrivono la morte di chi aveva ingerito il veleno in modo molto diverso: la mente oscurata, la vista deformata, gli occhi che selvaggiamente roteavano, la gola attanagliata, le estremità paralizzate. La cicuta, infatti, non venne introdotta per alleviare le sofferenze dei condannati a morte. Venne introdotta per calcolo politico dai Trenta Tiranni (V secolo a.C.), che per liberarsi senza troppo rumore degli oppositori mandavano loro in carcere una porzione del veleno: per ovvie ragioni, queste esecuzioni dovevano avvenire senza suscitare scalpore. La cicuta, insomma, doveva risolvere un problema politico: esattamente come negli Usa, a distanza di duemilacinquecento anni, l´ iniezione letale, introdotta in un momento molto delicato per i sostenitori della pena capitale. Nel 1972, nel corso di una lunga moratoria, la Corte Suprema (Furman vs. Georgia) aveva dichiarato l´ incostituzionalità di questa pena, perché nei modi e nelle le forme in cui era applicata era contraria all´ Ottavo Emendamento, che proibisce pene «crudeli e inusuali». Ma nel 1976 (Gregg vs. Georgia) la Corte, i cui componenti erano cambiati, mutò opinione. Senonché nel frattempo era cambiato anche l´ atteggiamento dell´ opinione pubblica e un forte malessere serpeggiava anche fra i sostenitori della pena. Per evitare che la reintroduzione provocasse traumi eccessivi, era necessario trovare altre forme di esecuzione. La fucilazione e l´ impiccagione apparivano crudeli e disumane; la camera a gas e la sedia elettrica provocavano lunghe agonie: inoltre, la camera a gas era stata usata dai nazisti. Una morte «medicalizzata», con aghi e siringhe, era una concessione a sentimenti di umana solidarietà che avrebbe contribuito a dare della pena un´ immagine più accettabile. E così è stato, fino a quando la verità è andata facendosi strada. Nel 2005, un articolo sulla rivista medica The Lancet spiegava che le iniezioni che inducono prima la paralisi e quindi l´arresto cardiaco devono essere precedute dalla somministrazione di un anestetico, senza il quale il condannato, in preda a fortissimi spasmi muscolari, si sente soffocare e ha, letteralmente, la sensazione di venire bruciato vivo. Ma nelle camere della morte l´anestesia viene praticata senza test clinici, da personale non addestrato, senza controllo medico sui metodi: le iniezioni letali attualmente in uso per gli esseri umani - era la conclusione della ricerca - vengono praticate secondo standard che non raggiungono neppure quelli richiesti per l´esecuzione degli animali. E purtroppo la conferma della denuncia dei medici venne da esecuzioni successive.

Un solo esempio tra i tanti: il 13 dicembre 2006, a Jacksonville, in Florida, il portoricano Angel Nives Diaz ha agonizzato sul lettino per 34 minuti. Così stando le cose, per evitare l´ obiezione che l´ esecuzione fosse contraria all´ Ottavo Emendamento, ai medici venne fatta una richiesta: quella che un anestesista supervedesse all´ esecuzione. Il rifiuto fu netto. Nel Code of Medical Ethic, del 1992, si legge: «Un medico, in quanto esponente di una professione il cui scopo è salvare la vita, quando vi sono speranze di farlo, non dovrebbe partecipare ad un´esecuzione» anche se l´opinione personale del medico sulla pena capitale rimane una scelta morale individuale.

L´iniezione letale si è ritorta contro coloro che ipocritamente, per calcolo politico, ne hanno sostenuto l´introduzione. Ora, la parola è alla Suprema Corte. Se la crudeltà della «morte dolce» americana verrà riconosciuta, gli Usa saranno probabilmente costretti a fare buon viso a cattivo gioco e applicare la moratoria promossa dall´Italia approvata all´Onu. Come altre volte, la Suprema Corte potrebbe scrivere una sentenza veramente storica.

 

Fonte: Il Corriere della Sera, 13 gennaio 2008