Aquilegia o fiore dell´amor perfetto

Aquilegia o fiore dell´amor perfetto

Aquilegia o fiore dell´amor perfetto
L´Aquilegia, come vuole la leggenda, è un fiore simbolo di lussuria e ipocrisia; se siete curiosi di saperne il motivo, vi racconto una storia medioevale. Nella corte di Monza viveva Rutibando, principe longobardo, sposato con la principessa Teodagne; quanto Rutibando era lussurioso e prepotente, Teodagne era casta, rassegnata e paziente; il martirio al quale, ogni giorno, era sottoposta la santa principessa, mosse così a sdegno tutto il reame che un gruppo di nobildonne longobarde si presentò a Teodagne, dicendole che avevano deciso di uccidere Rutibando. Teodagne si oppose e allora le nobildonne si recarono da un mago, certo Abracadabra, che decise di trasformare il prepotente principe in un fiore, in un fiore, però, ridicolo e buffo, che non sarà accarezzato da nessuna donna né colto da alcun innamorato. Il principe Rutibando fu così tramutato nell´ Aquilegia, fiore grottesco e ricco di corna, ancora oggi rappresentante delle corna maschili e femminili. Quello dai fiori bruni è dedicato ai mariti, quello dai fiori rosei è consacrato alle mogli, ma bruno o roseo è sempre fiore cornuto, che nessun amante osa offrire alla sua bella e che nessuna bella osa presentare all´amante; fiore che incarna un´antica e sacrosanta vendetta delle donne longobarde. L´Aquilegia, nonostante questa leggenda non sia certo un bel viatico, è una pianta dal grande fascino; ha foglie impalpabili e delicatissime, di una tinta che oscilla tra il verde e il ceruleo e ha fiori dai colori smaglianti. La sagoma del fiore è un po’ strana e bizzarra, perché ha una duplice corolla; anche i fiori hanno tutti forme strane e lunghi speroni simili a delle corna, ma ciò rende il fiore bellissimo e originale e ancora più elegante. E´ una pianta erbacea, la cui parte vegetativa scompare completamente nella stagione fredda, per germogliare alla fine dell´inverno; in primavera avanzata appaiono i fiori, i cui colori tipici sono il viola e il blu, ma alcuni ibridi hanno colori che vanno dal giallo, al rosa, al porpora, all´azzurro e al viola scuro. Dell´Aquilegia si conoscono varie specie: ´vulgaris´, ´alpina´ e ´coerulea´. E´ una pianta perenne originaria delle regioni temperate dell´emisfero settentrionale; in Italia cresce spontanea sulle Alpi e sugli Appennini; è distribuita sulle rupi, sui ghiaioni e nei boschi di rovere e faggio. Le Aquilegie che vivono in giardino sono ben diverse dalla fragile bellezza che contraddistingue quelle che crescono spontaneamente nei boschi. E´ una pianta che piace ed incuriosisce, è uno dei fiori più graziosi e delicati delle nostre Alpi e, come la maggior parte delle piante alpine, è una specie protetta dalla legge. Appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee e quindi nasconde nei suoi tessuti sostanze tossiche; deve, per questo, essere considerata pericolosa come specie officinale. Alcuni studiosi ritengono che il nome di questo fiore sia connesso ad aquilegium (in latino raccoglitore d´acqua) che ricorda la forma concava delle foglie della pianta; altri invece sostengono che il nome abbia a che fare con il più regale dei rapaci, l´aquila, proprio perché la forma del fiore è simile ai suoi artigli. Il suo significato nel linguaggio dei fiori è quello di capriccio, egoismo ed esibizionismo. Nel 1400 il poeta Pisanello fece dell´Aquilegia l´elemento dominante in un ritratto di una principessa della casa d´Este; mai un profilo di donna ebbe una cornice più enigmatica e gentile, un accostamento così prezioso nelle linee e nelle tonalità cromatiche. E´ conosciuta in varie denominazioni: amor nascosto, amor perfetto, aquilina, aquilatina, colombina, campanella, scarpetta, guanto di pastorella e cornetta. E´ una pianta timida, ma anche ricca di personalità, fragilissima ma anche in grado di sopravvivere al clima, non mite, dei 2000 metri.
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